E’ giunto il momento di andare a vedere con i miei occhi le frontiere della Fortezza Europa, per valutare se davvero questi luoghi corrispondano alle descrizioni dei mass media, che li dipingono come luoghi brutali, in cui il diritto è stato sospeso, dove la civiltà combatte la barbarie.
Nel 2015 sono andato a Melilla, enclave spagnola in Marocco. Città che affaccia sul mare, totalmente circondata dalla Valla, una rete alta sei metri monitorata da un moderno sistema di sorveglianza. La città è abitata da etnie diverse, in particolare da comunità berbere del Riff. Sono rimasto stupito dalla pacifica convivenza di cristiani, musulmani ed ebrei, i quali gestiscono molte attività commerciali presenti in città.
Proprio a Melilla ha avuto luogo la prima danza del Gigante, una figura grottesca presente in diversi stati del Mediterraneo. Questa struttura è stata realizzata in occasione della residenza artistica presso l’associazione culturale Kahinarte. Il Gigante, una volta costruito, è stato da me utilizzato per inscenare una danza a ritmo di tarantella per le strade del Rastro, il quartiere mercatale e islamico della città. Quando il Gigante balla per strada, le persone sembrano spaventate dalla sua presenza imponente, in particolare i bambini, ma noto che questa paura si mischia alla curiosità di trovarsi di fronte ad una situazione anomala e bizzarra, come quando si assiste ad un antico rituale. La sensazione che la gente mi trasmette mentre ballo con il gigante è quella di una paura collettiva. Quando, però, i bambini vengono coinvolti e interagiscono con il Gigante, allora la paura si trasforma in divertimento.
Il Gigante vuole essere nulla di più che un momento di divertimento nelle strade di Melilla e vuole raccontare la storia di un uomo appartenente alla comunità nomade degli Issawa che simbolicamente salta la rete della frontiera per giungere in Europa e demolire il senso di xenofobia che ci affligge e ci assilla, probabilmente perchè abbiamo paura di vivere la stessa miseria e umiliazione che i migranti vivono ogni giorno. Melilla trasmette la sensazione di trovarsi in una città militarizzata, dove centinaia di migranti africani che vivono in stato di indigenza pressano alla frontiera e attendono il momento giusto per arrampicarsi e superare le reti divisorie. Qualcuno ce la fa. Le probabilità di farcele sono remote, ma almeno non bisogna navigare il mare per giungere in Europa, in quanto Melilla è Europa a tutti gli effetti, pur trovandosi nell’Africa nord sahariana.
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