La mia ricerca ha sempre avuto come cornice il conflitto tra integralismo capitalista e integralismo islamico. Seguo con interesse la cronaca di guerra, le strategie geopolitiche, le alleanze tra gli stati e le conseguenze che la guerra ha sulle persone. Viviamo in un periodo di tensioni e instabilità, questo ormai è chiaro a tutti.
In occasione del mio primo viaggio negli Stati Uniti nell’aprile del 2013, ho voluto realizzare un’opera che criticasse apertamente la guerra in Afganistan. In quel periodo, l’attenzione mediatica era tutta rivolta a ciò che accadeva in quello stato mediorientale, il cui popolo era martoriato dai talebani e dai soldati americani. Il simbolo di quella situazione è il Burqa, velo integrale che copre anche il viso e gli occhi con una retina, sovente di colore azzurro.
Dopo lunghe ricerche sono riuscito ad entrare in possesso di un burqa originale proveniente dall’Afganistan, e ho deciso di portarlo con me negli Stati Uniti e di utilizzarlo per “Una lezione di democrazia”, performance ambientata all’università di Harvard, a mio avviso il cuore della cultura e dell’intellighentia borghese americana.
La performance raffigura il burqa, in posa accanto ad un veterano dell’esercito americano, reduce dalla guerra del Vietnam.